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domenica 22 febbraio 2015

Ora, adesso...

Cosa ho tra le mani adesso?

Il vento sta soffiando. Con esso si porta molecole d'acqua che si aggregano e diventano onde. Rumorosamente si rompono su se stesse, formando ampie vele blu.

Ho le ginocchia bagnate e sporche di sabbia. Piccoli granelli bagnati mi pungono l'epidermide, ferendomi. Atomi di sale mi feriscono le narici e scendono come spilli, fino ai polmoni.

Dove sono?
Cosa sono?
Dove sto andando?

Sono arrivata qua, ad occhi chiusi. Ero attratta dall'oblio dei miei sogni. A piedi scalzi ho sentito la morbidezza della sabbia che si espandeva e mi accompagnava il cammino. Appena ho sentito l'acqua bagnarmi, mi sono fermata.

Che fare adesso?
Il mare è grande. E io... io sono così piccola.

Guardo poco più in là. Prima c'era un castello di sabbia. Lo avevo costruito io.
Non è rimasto più niente.

Devo trovare la forza di alzarmi. Devo trovare la forza di raccogliere pezzi di legno e costruire una zattera. Deve essere abbastanza resistente da solcare il mare, da reggere alle tempeste.

Ma ora, adesso, lasciatemi qui. Ora, adesso, lasciate che le mie ginocchia tremino ancora per l'acqua ghiacciata.

Ora, adesso...


venerdì 20 febbraio 2015

Un'assenza è più determinante di una presenza.





Perché le persone che ci fanno del male sono più determinanti di quelle che ci fanno del bene?

Perché ci ricordiamo più di un torto subito piuttosto che di una gentilezza?
Perché cerchiamo le persone che più ci hanno fatto soffrire? Perché rimangono incastrati nei nostri cuori frammenti spigolosi dei loro ricordi, che fanno male?

Ancora oggi, dopo molto tempo a interrogare, cercare, investigare, sono qua a farmi questa domanda.
L'anno scorso, durante le lezioni di Pedagogia Generale che stavo seguendo per un esame all'Università, la professoressa pronunciò queste parole: "Talvolta un'assenza è più determinante di una presenza."

Il male ha maggior presa su di noi, più di quanto ce ne possiamo rendere conto. Ci facciamo del male, in continuazione. Eppure, il nostro istinto di sopravvivenza talvolta sembra annullarsi di fronte a certe persone che ci feriscono. Sì, perché le cerchiamo. Le vogliamo. Facciamo di tutto per avere un loro consenso. Un loro sì.
Ma perché tutto questo? Non è abbastanza per noi il senso del rifiuto che abbiamo quando ci voltano le spalle? Non è abbastanza il dolore di essere stati ingannati o derisi e sbeffeggiati? Cosa ci spinge a insistere? Orgoglio? Oppure è come diceva Fredu? Siamo davvero mossi da due forze, Eros (amore) e Tanathos (morte)?

Forse vorremo raggiungere quelle persone impossibili da avere per orgoglio o senso della conquista? Perché vorremo solo avere delle risposte e capire il perché del rifiuto? Ma che senso ha? Che senso ha?

Forse ha ragione il ragazzo con gli occhi di falco che mi veglia il sonno: dovrei volermi più bene. E così io, tutti quanti.
Se ci volessimo più bene, avremmo più rispetto di noi stessi e autostima. Partendo in questo modo, nessun commento spregevole o nessuna cattiveria ci spingerebbe così in basso da cercare il consenso altrui, soprattutto di chi ci dice spesso di non amarci.

Dovremmo imparare a prendere in considerazione più le cose positive che ci vengono dette o fatte piuttosto che le negative. E dalla positività e dal bene che ci viene rivolto costruire sopra qualcosa. Costruire sempre, ovvio, ma partendo col piede giusto.

mercoledì 11 febbraio 2015

Pensieri sparsi

La sveglia che suona. Le lenzuola spiegazzate tra le gambe. La pesantezza del piumone sulla pelle.
Contare fino a tre e alzarsi dal letto, di tutta fretta. Cercare di scaldarsi con del caffélatte bollente. Berlo vicino alla finestra della cucina. Guardare il cielo.
E' chiaro. Ah, che bello. Oggi sarà una bella giornata.
Lavarsi, scegliere un vestito da indossare. Pettinarsi. Osservare la propria faccia allo specchio e fare boccacce. E poi ridere. Che stupida.
Uscire di casa. Scendere le scale. Sentire l'aria calda dell'inverno. Aaahh... ma che bella giornata.
Camminare sul marciapiede e osservare i movimenti là, intorno.
Il volo della gazza ladra. Passanti che entrano e escono nei bar. Sguardi sfuggenti. Studenti che vanno verso l'università. Gruppi di amici. Ridono. Ah, che belli che sono. Ridono tutti.
Un lungo ponte di un bianco sporco. Da quanto tempo sarà qui.
Un fiume grigio. Il verde oppresso dal cemento. Gabbiani. Che buffi. Volano. Planano sull'acqua. Affondano la testa nel fiume. Rimangano a galleggiare, trasportati dalla corrente.
Macchine che passano, che si fermano, che sfrecciano, che procedono con calma. Una basilica dorata là, infondo.
E rido del mondo.

Eccomi. Eccomi qui, in mezzo al movimento incessante di una città che non si ferma mai. Eccomi qua. Vedo gli sguardi sfuggenti di chi mi sta intorno. Io non smetto mai di sorridere. Mai un minuto.


Eccomi. Seduta su questo letto, a fine giornata. Col mio cuore ruvido in mano. E mi domando quando. E mi domando come. E mi domando perché.
Sono ancora qui, a sognare. Sono ancora qui a sperare e a cercare di realizzare.
Io che scrivo, do in pasto a chiunque il mio debole cuore. Eccolo là, lanciato da chissà chi, in mezzo alla gabbia di leoni. Prendete quel che volete. Prendete ciò che desiderate. Squartatemi e uccidetelo questo cuore.

Vivo per raccontare del mondo che mi circonda. Vivo per raccontare di me. Che cosa dovrei mai dire? Quale parola dovrei mai intonare, se non quella che viene cantata dalla mia anima?

Ecco come passo il tempo.
Mi faccio strappare il cuore dal petto. Una volta restituito, trascorro le mie giornate regalando sorrisi al mondo. E mi munisco di ago e fili per riaggiustarlo.
Questo cuore di pezza vigilato da occhi di falco...


(Pensieri sparsi, come sempre, come non mai, come prima, come domani, come ieri, come dopo, come per sempre, come mai più.)


martedì 3 febbraio 2015

Intervento virtuale

Martedì scorso mi ha chiamata Loredana Dragoni, direttrice del Centro Antiviolenza "Nara" di Prato, per chiedermi di partecipare ad un'assemblea studentesca del liceo classico Cicognini-Rodari (liceo da me stessa frequentato) per portare il mio libro. In questo modo avremmo potuto parlare di violenza in svariati modi e, data la mia giovane età, i ragazzi si sarebbero sentiti più empatici nei miei confronti.

Purtroppo, l'assemblea sarebbe stata il venerdì dopo. A causa di svariati impegni che mi ero presa per quel giorno, non ho potuto parteciparvi.
In compenso, ho realizzato questo video che è stato trasmesso quella stessa mattina.

Ve lo lascio qui, nel caso possa essere utile a qualcuno.



E che la luce sia con voi.