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domenica 6 gennaio 2013

Nuovo anno

Com'è iniziato questo 2013? Con tanti dubbi e nostalgia.
Ricordo che fin da bambina cominciavo a piangere poco prima della fatidica mezzanotte per l'ansia. Avevo paura di crescere. Pian piano ho cominciato a allontanare da me questi pensieri. Anche perché la crescita di una persona - eccetto cause straordinarie - è una cosa normale. Non so esattamente di cosa avessi paura. Ero una bambina molto solitaria e infelice. Immaginavo e speravo che ogni anno avrei potuto avere qualcuno a cui poter dare amore, qualcuno che mi potesse amare per quella che ero. All'epoca non andavo molto d'accordo con le mie sorelle e i miei problemi familiari erano all'ordine del giorno. Quindi ogni anno speravo che qualcosa potesse cambiare, in meglio, ovviamente. Tuttavia ogni volta è sempre andata peggio.
E' strana la vita. Prima ti da tutto ciò che desideri e questo tutto sei destinato comunque a perderlo, perché siamo troppo distratti e desideriamo sempre le cose che vogliamo, e non quelle di cui abbiamo bisogno. Colpa di un sistema che ci vuole tutti uguali, schematizzata, serializzati.
Qualche giorno fa stavo studiando del materiale per l'esame di Drammaturgia e mi sono imbattuta nella descrizione di uno scrittore di teatro, Mimmo Borelli, napoletano. Leggendo di come lui usava la sua lingua partenopea per esprimere concetti che in italiano sarebbero inesprimibili, ne sono rimasta affascinata. Avendo origini campane, tutto ciò che riguarda quella regione mi affascina, a partire dalla lingua, dall'amicizia spontanea e vivace che si instaura tra persone che si vedono per la prima volta, fino alle tradizioni, alla famosa tazullella di caffè accompagnata sempre da un bicchiere d'acqua gassata (GRATIS). E il mio interesse per questo autore è aumentato ancora di piu' quando ha citato una frase di Pasolini. Già Pasolini aveva predetto il potere dittatoriale della televisione: tutto ciò che non hanno fatto fascismo e nazismo l'ha fatto la televisione, perché essa ci vuole fermi sui nostri divani, senza capacità di azione, senza capacità di pensiero.
Piu' vado avanti e piu' questo mondo mi fa paura. Piu' vado avanti e piu' sento incerto il mio futuro. Sfumato, sulfureo, inutile. E' davvero giusto sentirsi così?
I nostri genitori, i nostri nonni, a 20 anni avevano tanta voglia di vivere. Dopo la Guerra Mondiale e la Guerra Fredda, avevano voglia di dire basta, di ricominciare, di costruire un mondo nuovo, che desse gioia, ricchezza, speranza.
Ma nonostante siamo in un paese ricco, dove possiamo mangiare a dismisura, fino a stare male, dove i costi sono elevatissimi, dove tutti - o quasi - hanno uno smartphone, vedo tanta tanta povertà intorno a me.
Ricordo che mia nonna, quando cucinava, buttava sempre troppa pasta nell'acqua bollente. Una volta le chiesi: "Nonna, ma non è troppa?". La risposta era sempre: "Non si sa mai".
Certo, non si sa mai. Semplici contadini, con un trascorso fatto di risparmi... ma se qualcuno bussava alla loro porta all'ora di pranzo o di cena... "Oh, lo vuoi un piatto di pasta? Lo vuoi un bicchiere di vino? D'acqua? Dai, dai, prendi qualcosa! La roba c'è!".
Spero che tutto questo piano piano non scompaia.

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