Translate

Visualizzazioni totali

martedì 4 ottobre 2011

Un dolce ricordo


Un dolce ricordo


“Potresti crederci? È passato così tanto tempo… E ora sei qui.”
“…”
“… Sai…. Ti ho pensato. Tanto. Ho continuato a pensarti per tutti questi lunghissimi anni… spesso…”
“…”
“Mi sei mancato, sai? Quando ero sola pensavo al tuo calore e quando ero costretta a dormire sola, prendevo la tua camicia e l’abbracciavo, l’annusavo…”
“La mia camicia?”
“Sì… Ah, già… Ti ricordi quella sera? Pioveva e faceva freddo e tu mi regalasti la tua camicia, quella celeste.”
“Ricordo…”
“La tua colonia era buonissima. Ormai è passato tanto tempo, ma alcune volte posso ancora avvertire il tuo profumo…”
“…”
“Perché non dici niente? Non ti sono mai venute in mente le nostre serate? Le nostre giornate? Io sì… E non immagini nemmeno quanto io sia felice di vederti. Sei ancora bello…”
“Grazie.”
“Io, invece, ho preso qualche chilo. Lo sai, no? Mi sono sposata con… con…”
“Lo so con chi ti sei sposata. Ti ho visto.”
“Mi hai visto? Che significa?”
“Ho assistito al tuo matrimonio. C’ero anch’io.”
“Ah… ah… Io… io… non sapevo che…”
“…”
“Perché eri lì?”
“…”
“Mi amavi?”
“Non intendo darti alcuna spiegazione, dato quello che hai fatto tu.”
“…Ti ho aspettato, ma tu non ti facevi vivo… non mi chiamavi…”
“…”
“Perché sei così arrabbiato con me?”
“Cosa dovrei fare? Dovrei fare finta di essere felice? Dovrei essere contento?”
“Sì…”
“Perché?!”
“… Perché… perché io sono felice di vederti!”
“!...”
“… Perché sei così arrabbiato? Non capisco! Dopotutto anche tu hai una famiglia! Anche tu hai dei figli!”
“…”
“…”
“Non piangere… per favore…”
“Non puoi comandarmi a bacchetta… Come posso smetterla così?”
“… Non piangere… ti prego…”
“Perché non dovrei? Ti ho rivisto e sono felice, ma tu sei così lontano da me! Tu sei così distante…!”
“Perché… altrimenti.. finirei per stringerti a me. Ho una moglie, ho due figli e con loro tre mi sento soddisfatto e felice. Sono la mia vita. Vederti, però… ha fatto rifiorire vecchi sentimenti, i quali credevo repressi all’interno del mio cuore e, ormai, morti. In verità erano solo nascosti in un cassetto e adesso che l’ho aperto… No… non posso stare ancora qui, con te… Ricordo ogni momento, ogni istante… Vorrei… vorrei dirti cose… che…”
“Perché no? Dimmele, ti prego… Cerca di dire qualcosa e di farmi vivere ancora una volta. Da quando mi sono sposata sono morta. Non vivo più. La mia vita è grigia, non ho un lavoro e, forse, è troppo tardi per trovarmene uno. Ho dato la mia vita a mio marito e ai miei quattro figli. Gli ultimi due hanno quattro anni… sono gemelli. Ma non vivo più. Non so più cosa significhi respirare l’aria pura, passeggiare per le montagne e volare con la fantasia. Tutto si è spento dentro me. Sono invecchiata. Sono ingrassata. Non sono più nessuno… Io riesco a vivere solo se vivono gli altri, come il Sole illumina la Luna o la Terra. Sono un pianeta freddo, circondata da corpi celesti meravigliosi, i quali brillano di luce propria…”
“Non è così. Tu sei una piccola stella, che non si scorge subito, ma che è la più luminosa di tutte. Sei ancora bellissima. Ti ricordo ancora con l’abito bianco e speravo di vederti affianco a me, pura, come un giglio.”
“… Grazie…”
“Adesso devo andare.”
“Aspetta! Non ti penti di aver sposato l’altra donna? Io sì… tantissimo…”
“No… perché voglio che tu rimani così: un dolce ricordo.”

(Questo racconto è stato pubblicato nell'Antologia della collana Minimal dell'Ibiskos Editrice Risolo)

Nessun commento:

Posta un commento