Un dolce ricordo
“Potresti
crederci? È passato così tanto tempo… E ora sei qui.”
“…”
“… Sai…. Ti ho
pensato. Tanto. Ho continuato a pensarti per tutti questi lunghissimi anni…
spesso…”
“…”
“Mi sei
mancato, sai? Quando ero sola pensavo al tuo calore e quando ero costretta a
dormire sola, prendevo la tua camicia e l’abbracciavo, l’annusavo…”
“La mia
camicia?”
“Sì… Ah, già…
Ti ricordi quella sera? Pioveva e faceva freddo e tu mi regalasti la tua
camicia, quella celeste.”
“Ricordo…”
“La tua colonia
era buonissima. Ormai è passato tanto tempo, ma alcune volte posso ancora
avvertire il tuo profumo…”
“…”
“Perché non
dici niente? Non ti sono mai venute in mente le nostre serate? Le nostre
giornate? Io sì… E non immagini nemmeno quanto io sia felice di vederti. Sei
ancora bello…”
“Grazie.”
“Io, invece, ho
preso qualche chilo. Lo sai, no? Mi sono sposata con… con…”
“Lo so con chi
ti sei sposata. Ti ho visto.”
“Mi hai visto?
Che significa?”
“Ho assistito
al tuo matrimonio. C’ero anch’io.”
“Ah… ah… Io…
io… non sapevo che…”
“…”
“Perché eri
lì?”
“…”
“Mi amavi?”
“Non intendo
darti alcuna spiegazione, dato quello che hai fatto tu.”
“…Ti ho
aspettato, ma tu non ti facevi vivo… non mi chiamavi…”
“…”
“Perché sei
così arrabbiato con me?”
“Cosa dovrei
fare? Dovrei fare finta di essere felice? Dovrei essere contento?”
“Sì…”
“Perché?!”
“… Perché…
perché io sono felice di vederti!”
“!...”
“… Perché sei
così arrabbiato? Non capisco! Dopotutto anche tu hai una famiglia! Anche tu hai
dei figli!”
“…”
“…”
“Non piangere…
per favore…”
“Non puoi
comandarmi a bacchetta… Come posso smetterla così?”
“… Non
piangere… ti prego…”
“Perché non
dovrei? Ti ho rivisto e sono felice, ma tu sei così lontano da me! Tu sei così
distante…!”
“Perché…
altrimenti.. finirei per stringerti a me. Ho una moglie, ho due figli e con
loro tre mi sento soddisfatto e felice. Sono la mia vita. Vederti, però… ha
fatto rifiorire vecchi sentimenti, i quali credevo repressi all’interno del mio
cuore e, ormai, morti. In verità erano solo nascosti in un cassetto e adesso
che l’ho aperto… No… non posso stare ancora qui, con te… Ricordo ogni momento,
ogni istante… Vorrei… vorrei dirti cose… che…”
“Perché no?
Dimmele, ti prego… Cerca di dire qualcosa e di farmi vivere ancora una volta.
Da quando mi sono sposata sono morta. Non vivo più. La mia vita è grigia, non
ho un lavoro e, forse, è troppo tardi per trovarmene uno. Ho dato la mia vita a
mio marito e ai miei quattro figli. Gli ultimi due hanno quattro anni… sono
gemelli. Ma non vivo più. Non so più cosa significhi respirare l’aria pura,
passeggiare per le montagne e volare con la fantasia. Tutto si è spento dentro
me. Sono invecchiata. Sono ingrassata. Non sono più nessuno… Io riesco a vivere
solo se vivono gli altri, come il Sole illumina la Luna o la Terra. Sono un pianeta freddo,
circondata da corpi celesti meravigliosi, i quali brillano di luce propria…”
“Non è così. Tu
sei una piccola stella, che non si scorge subito, ma che è la più luminosa di
tutte. Sei ancora bellissima. Ti ricordo ancora con l’abito bianco e speravo di
vederti affianco a me, pura, come un giglio.”
“… Grazie…”
“Adesso devo
andare.”
“Aspetta! Non
ti penti di aver sposato l’altra donna? Io sì… tantissimo…”
“No… perché
voglio che tu rimani così: un dolce ricordo.”
(Questo racconto è stato pubblicato nell'Antologia della collana Minimal dell'Ibiskos Editrice Risolo)
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